ph. Federico Ferrari


GROTTA

La grotta formata da grossi blocchi di roccia, dove secondo la tradizione è stata ritrovata la statua, ancora oggi è al centro della pietà popolare.

All’interno è stata collocata una miniatura della statua e ai suoi piedi i pellegrini depongono fiori e piccoli oggetti votivi, come anellini, medagliette e monete. Le pareti portano i segni di decennali asportazioni, poiché si riteneva che le schegge avessero un grande potere taumaturgico oltre che protettivo: curavano tutti i mali fisici, in particolare quelli delle ossa.

 

“…Giunte sulla montagna, le due donne si aggirarono per lungo tempo sul luogo dove, dalle indicazioni ricevute, presumibilmente la SS. Vergine era stata vista dal fortunato pastore. Dopo aver tanto camminato, esse sentivano gran sete e non potevano in nessun modo dissetarsi per mancanza d’acqua. Con preghiera fervorosissima si rivolsero alla SS. Vergine, affinché, se degne di vederla a faccia a faccia, almeno ne ricevessero la grazia di poter trovare un pò d’acqua per estinguere l’arsura. A breve distanza da loro, improvvisamente videro sgorgare uno zampillo d’acqua da una grossa pietra conformata a conca. Accanto a questa pietra apportatrice di acqua limpida e fresca, di cui si dissetarono, videro l’apertura di una grotta, nella quale si sentirono misteriosamente attirate e vi entrarono.

All’interno della grotta, le due donne si accorsero della presenza di una cassa, coperta da pietrame e terriccio. Con le mani tremanti, e servendosi di verghette di legno, riuscirono ad aprire la cassa e al suo interno, avvolta da un grosso panno di lana era avvolta una piccola statua della SS. Vergine col Bambino, quasi intatta, ma alquanto scolorita e sciupata nei lineamenti…”

(Scritto dal Rev. Sac. Prof. Prospero Cirigliano nel 1929 e riportato nel libro “SAN SEVERINO LUCANO” di Don Camillo Perrone)